Il femminile, in che senso?

Una doverosa premessa: il femminile non è solo delle donne, né "essere donne" può di per sé garantire nulla. Detto questo, il contributo femminile - così come il lato femminile di ogni cosa - è rimasto troppo a lungo inascoltato. Oggi abbiamo più che mai bisogno di cambiamento, e il cambiamento viene dalle donne. 
Del resto non può essere altrimenti, a maggior ragione considerato che la politica, noto "affare da uomini", ha prodotto il mondo al maschile che conosciamo. Un mondo che si organizza, da sempre, non solo escludendo e penalizzando le donne, ma riservando proprio al genere femminile le sue chiusure più resistenti. Un esempio fra tutti: basti ricordare come, nonostante la sua radicata tradizione di schiavismo e razzismo, quando l'America osò il grande passo di ammettere al voto la popolazione nera, ancora sembrava troppo scandaloso ammettervi le donne, bianche o nere che fossero. Ancora oggi, mentre le spinte per l'uguaglianza tendono a garantire, nelle democrazie, almeno condizioni legali di pari opportunità, restano incredibilmente estese le aree in cui le donne sono ufficialmente dei "minori" che non hanno diritti, e resta potentissima la spinta a ridurre i loro diritti là dove sono stati conquistati. In conclusione, la maggioranza delle donne nel mondo è ancora molto vessata. Così come lo è tutto il pianeta, a causa di una gestione del potere che, a tutti i livelli, è di tipo predatorio.
Questa politica da uomini ha da millenni risultati fallimentari sul piano della felicità e del rispetto ambientale, e anche questo non può essere altrimenti: proprio perché si basa su presupposti di dominio, che come tali guardano solo ai risultati immediati.

Da questa politica è stata espulsa una visione capace di abbracciare l'insieme, di guardare al bene di tutti e al futuro, di preoccuparsi delle future generazioni; una visione che si può riaprire solo includendo lo sguardo, e dunque la voce, di quel femminile inascoltato che abita ogni donna e ogni uomo.
Non si tratta dunque di mitizzare la figura femminile, né (solo) di appellarsi genericamente, a quell' "eterno femminino" che, secondo Goëthe, "ci trae in alto". Si tratta di iniziare a riconoscere, e a reclamare, con tutti i valori del femminile, anche quel valore delle donne che viene, semplicemente, svilito e sprecato. 

Se (come osservato altrove
le donne rappresentano solo una percentuale minima (fra il 3 e il 6% del totale) dei condannati per reati di qualunque natura... 
come mai le sparute donne che arrivano al potere sono spesso "come gli uomini, se non peggio"? Per la sola, ovvia, ragione che in quei posti, quelle sparute donne, vengono di regola messe da uomini, come loro pedine. Dunque sono anch'esse espressione della politica che non ci piace. Viceversa, così come accade ai veri uomini del cambiamento, le donne del cambiamento che arrivano al potere vengono attivamente osteggiate e spesso uccise - come fu ucciso Gandhi. 

Noi vogliamo anche le donne là dove si decide, e vogliamo che abbiano voce in capitolo delle donne che siano vera espressione di una politica del cambiamento. Queste donne, che hanno grandissima difficoltà ad emergere, hanno bisogno di più spazi di confronto, di condivisione, di discussione e di verifica: ecco perché servono anche nuovi strumenti per farle parlare, incontrare, riconoscere, e far si che trovino il loro spazio nella politica. 
E' in questa direzione che anche questo blog, appunto, vuole dare un contributo - secondo questi intenti.

2 commenti:

  1. Gandhi faceva una "politica femminile", la Thatcher faceva una politica maschile. Secondo me il senso è questo, e in questo senso è perfettamente vero che il femminile non è solo delle donne, né "essere donne" in sé garantisce nulla
    di sicuro è del lato femminile della politica che oggi c'è più bisogno che mai, speriamo che questa rete blog riesca a dare una mano.
    Serena

    RispondiElimina