lunedì 30 settembre 2013

#NoSlot e #SlotMob: arriva a Milano la mobilitazione che attraverserà l'Italia

Torniamo sulla tragedia del dilagare delle slot per sostenere l’opposizione che, per fortuna, sta crescendo, anche grazie alla mobilitazione di SlotMob, che ha toccato anche Milano.
Una mobilitazione da sostenere fortemente: ci auguriamo che sempre più locali, come il bar Persefone, in viale Jenner, premiato a Milano.

Perché le slot non sono un gioco innocente; si tratta dell’ennesima speculazione sulla pelle della povera gente, che da un lato i nostri politici criticano, dall’altro alimentano. Una tragedia non da poco, per le tantissime implicazioni di cui abbiamo parlato qui, al post "Allarme gioco d'azzardo: a che gioco stiamo giocando?". 



venerdì 27 settembre 2013

Difesa della famiglia tradizionale e crisi del Mulino Bianco way of life

La stampa italiana, da sempre in ritardo e poco preparata sulle questioni dello sviluppo delle città e del territorio, non ha colto il nesso che esiste tra la difesa della famiglia tradizionale,  che la pubblicità della Barilla non metterà mai in discussione, secondo il suo presidente, e la crisi del Mulino Bianco way of life.
Eppure sono due facce della stessa medaglia.
Nel modello di famiglia  basato sull’unione eterosessuale e sul lavoro di cura svolto dalla donna, non solo si rispecchia l'arretratezza della società italiana, si annida anche un altro aspetto, pochissimo evidenziato proprio per effetto del ritardo culturale del  paese, che fa riferimento al territorio ed al suo sviluppo.  Il sogno della casa in campagna, lontano dagli elementi corruttori, della città sulla salute e la morale,  è ancora estremamente presente nella società italiana ed ha un sua concreta ricaduta nel fenomeno comunemente denominato con le espressioni consumo di suolo, cementificazione con le quali s'intende indicare la dispersione insediativa.  Complice la motorizzazione individuale di massa, a tutti è stata data la possibilità di trovare sul mercato immobiliare una casa immersa nel verde a 10 minuti d'auto dalla città. In molti si sono fatti sedurre da simili messaggi pubblicitari, anche perchè i prezzi della cosiddetta campagna sono inevitabilmente più bassi di quelli della città. Salvo poi scoprire che sul prato che fa da sfondo alla finestra del soggiorno fra non molto sorgerà un'altra bella fila di villette uguali a quelle in cui vivono. E allora addio campagna e non si pensi di mettersi in salvo dal fenomeno optando per una porzione di qualche bella casa rurale ristrutturata, tanto prima poi anche lì ci arriva la città, sotto forma di  nuova strada/centro commerciale/villettopoli.
Molti dei seguaci del Mulino Bianco way of life si sono tramutati in difensori del territorio ed in battaglieri oppositori del consumo di suolo e della cementificazione, forse un po' presi dalla sindrome N.I.M.B.Y., (Not In My Back Yard),  o un po' convinti di aver sbagliato ad abbandonare la città, dalla quale dipendono per moltissimi servizi e per i posti di lavoro, che poi alla fine è arrivata anche dove credevano che ci  fosse la campagna. Forse, nel frattempo, anche la loro famiglia tradizionale è sparita per effetto elle separazioni, in questi anni molto più frequenti dei matrimoni, e magari  qualcuno si è reso conto che è meglio vivere vicino ai servizi urbani per la gestione dei figli,  soprattutto se si è genitori separati.
La dichiarazione radiofonica di Guido Barilla a favore del modello di famiglia tradizionale altro non sarebbe quindi che una variante degli spot pubblicitari del gruppo che porta il suo nome. Si chiama operazione di conferma del posizionamento sul mercato (positioning) e consiste nel ribadire che il suo marchio di pasta e di prodotti da forno è il preferito dagli italiani. Se gli italiani sono in maggioranza omofobi, sessisti, a favore della famiglia tradizionale e tanto innamorati della vita agreste, per una sorta di proprietà transitiva, anche il marchio sarà a favore di quel modello e non darà spazio ad altra immagine che non sia quella della famiglia in cui la donna si presume chiusa nel suo “regno” domestico, ben rappresentato dalla casa unifamiliare extraurbana. La difesa di quel modello però  non fa  i conti con la crisi del Mulino Bianco way of life che non attira più i nuclei famigliari di nuova formazione. L’estrema flessibilità della condizione esistenziale delle  nuove generazioni mal si concilia con il vecchio sogno domestico, quello della canzoncina che nel 1939 metteva in relazione una condizione economicamente stabile con la casettina in periferia e la mogliettina giovane e carina. Forse è il caso che anche gli imprenditori si accorgano di quanto sia cambiata la società italiana, da allora.
Michela Barzi Millennio Urbano

giovedì 26 settembre 2013

#‎nonèamore: contro connivenze, responsabilità, complicità in tema di violenza maschile

Un incontro fuori dagli schemi in uno scenario che vede alleate fra loro donne, siano esse suore o esponenti del femminismo storico, unite dalla capacità di politica femminile. E anche uomini, laici e religiosi, al di là dei luoghi comuni. Questo è il convegno promosso da "non è amore" della Caritas Ambrosiana: venerdi 27 settembre a Milano. 
Contro le connivenze, le responsabilità, le complicità della cultura contemporanea in tema di violenza maschile contro le donne. 
• Costruiamo consapevolezza
Un percorso multimediale interattivo di sensibilizzazione e partecipazione attiva.
• Oltre i luoghi comuni
La gente.. con Patrizia Farina, demografa università Bicocca
Il femminismo.. con Lea Melandri, Libera Università delle Donne
La Chiesa.. con Luca Bressan, Vicario episcopale per la Carità, la Cultura e la Vita Sociale
La politica.. con Patrizia Toia, parlamentare europea
La rete.. con Michelangelo Tagliaferri, sociologo, Data Media Ricerche.
Dire.. in una comunità di conplici. Con Lella Costa, attrice. 
Dalle h. 9 alle 14 presso la Caritas Ambrosiana, via San Bernardino 4, Milano (MM1 Duomo/San Babila).

A che punto è la Casa delle Donne di Milano? Venerdi 27 settembre assemblea

In attesa che la Casa delle Donne di via Marsala sia agibile, le donne interessate si associano e si incontrano. Venerdi 27 settembre assemblea presso l'Unione Femminile, in Corso di Porta Nuova 32, dalle 18 alle 20. 
Ordine del giorno:
1. situazione della Casa: ricapitoliamo e informiamo
2. chi siamo e cosa vogliamo: esiti del questionario
3. proposte di gruppi di lavoro e laboratori: metodo di lavoro e contenuti
4. discussione
5. discussione e approvazione del Regolamento di gestione
6. varie e eventuali.
Casa delle Donne di Milano è un’associazione di persone e non di associazioni: chi fosse interessata a partecipare all’assemblea, e non è ancora socia, deve iscriversi e potrà farlo il giorno stesso dell'assemblea, dalle 17 alle 17.45. 

domenica 22 settembre 2013

Critical fashion, Renzi, pin-up e donne Agogoa

Un caro saluto alla settimana della moda, che si sta concludendo a Milano. Un grazie a So critical, so fashion, che ci dà visioni non omologate. 


E ancora a proposito di immagine della donna nei media e di pubblicità sessista. Non ci mancheranno visioni del pin-up "re del bikini", inventore della "donna Agogoa", a cui rispondiamo:
Renzi si dissoci, grazie.
Non ci mancherà la "donna Agogoa", il cui stilista sig. Jerry Tommolini, apprendiamo, dichiara:
La donna Agogoa è una donna bella dentro e fuori. Sa scegliere il meglio per se stessa rifiutando i condizionamenti; ciò che la contraddistingue è la consapevolezza di sé e il culto della propria personalità
No grazie. Non abbiamo bisogno di culti della personalità e tantomeno imposti da uomini sessisti. Rifiutiamo i condizionamenti dei guru della pin-up. La politica che sfrutta la gnocca ha già fatto abbastanza danni. Non abbiamo bisogno di sessismo di sinistra.  
.

Se partecipazione fa rima con esclusione

Si. E’ ancora e sempre una questione di metodo. Il metodo che vorremmo. Il metodo che ci viene sempre imposto. Il metodo che viene citato come una conquista ma che non riusciamo a riconoscere.
Di cosa stiamo parlando? La giunta comunale di Milano ha approvato una delibera di contrasto alla publicità sessista, che, (come da comunicato):
definisce le regole per la valutazione dei messaggi da affiggere sugli spazi in carico all’Amministrazione comunale. Gli stessi indirizzi saranno seguiti anche dalle società ed enti partecipati dal Comune. In questo modo la città di Milano rafforza il proprio impegno affinché i cartelloni pubblicitari, a partire da quelli sugli spazi comunali, siano ispirati sempre ai criteri di rispetto delle Pari Opportunità tra donne e uomini e di corretta rappresentazione dell’identità di genere, lontano da stereotipi avvilenti per la dignità delle persone
Bene! Un grazie al Comune: è un tema che sta a cuore a molte donne e uomini attivi a Milano, che vi hanno dedicato tempo ed energie. Alcune donne in particolare hanno messo concretamente a disposizione la propria esperienza e avanzato proposte proprio a questa giunta e alla delegata del Sindaco per le Pari Opportunità, tramite un tavolo dedicato. Però, fra queste ultime, molte non hanno ricevuto alcuna notizia preventiva di questa delibera - in cui si trova la brutta sorpresa di un punto come minimo controverso.. Ma ne sono venute a conoscenza solo dalla stampa. E in particolare ne hanno trovato copia il 17 settembre, nella cartella stampa del convegno “Se comunicazione fa rima con discriminazione”
Il punto preoccupante quello in cui si descrivono (come da impedire poiché ritenuti discriminatori e offensivi) i messaggi pubblicitari che diffondono (…) immagini volgari, indecenti, ripugnanti, devianti da quello che la comunità percepisce come ‘normale’ [virgolette nel testo, ndr], tali da ledere la sensibilità del pubblico.
Punto che a nostro avviso lede la sensibilità democratica.

Un dettaglio che a molti è sfuggito - anche se non a tutti: vedi ad esempio la critica di un blog che invece se ne era accorto subito, nel post che trovate qui.
La delegata del Sindaco alla Pari Opportunità Francesca Zajczyk ha dichiarato: Sono particolarmente soddisfatta di questo obiettivo raggiunto, sia per il contenuto sia per il metodo. Questo provvedimento, infatti, è il risultato di un lavoro comune con le altre figure istituzionali in prima fila sui temi della parità e dei diritti (..). Ma è anche il prodotto di un percorso di ascolto e confronto con esperte ed esperti, professioniste e politiche impegnate su questi temi”.
Questo ultimo punto ci sfugge anch'esso. Se le interlocutrici e gli interlocutori provenienti dalle associazioni, che avevano partecipato al tavolo sull’immagine della donna nei media non sono stati informati, quale sarebbe il percorso di ascolto e confronto con esperte ed esperti, professioniste e politiche impegnate su questi temi? Perché non sono state ascoltate (o almeno informate) le associazioni che da anni su questi temi si battono? Non sarebbe stato opportuno inviare in via preliminare la bozza della delibera, raccogliendo osservazioni? Forse, in seguito a un confronto reale, quella frase infelice e preoccupante sarebbe stata semplicemente abolita. 
Dunque stupisce veder richiamato un metodo, che auspicheremmo e che dovrebbe essere alla base di una vera democrazia, ma che qui non riusciamo a vedere.

Ora ci aspettiamo che quel punto venga semplicemente stralciato perché pare indifendibile.
Forse le figure istituzionali, esperte, professioniste e politiche che l'hanno voluto hanno motivazioni valide per averlo introdotto: ma quali? in caso contrario, si tratta di una svista da correggere subito.

A maggior ragione ce lo aspettiamo perché è ancora aperta la ferita del "decreto femminicidio": ove  le donne sono state utilizzate per giustificare un decreto sicurezza che, anziché fare quello a cui allude, vanifica molte battaglie. 

sabato 21 settembre 2013

Marilisa D'Amico: perché lascio il Consiglio Comunale e qual è il mio nuovo ruolo

Dopo due anni di impegno nel Consiglio del Comune di Milano, lo lascio con grande dispiacere (pur tenendomi a disposizione per i progetti già avviati), per intraprendere con entusiasmo una nuova sfida in un ruolo che mi onora, per portare avanti su un altro fronte la mia battaglia per i diritti, inclusa quella per la democrazia paritaria. Marilisa D'Amico

venerdì 20 settembre 2013

Scuole: dov'è l'efficienza della nuova Regione?

I ragazzi e le ragazze delle scuole superiori che hanno bisogno dell’assistenza ad personam, non hanno cominciato la scuola insieme ai loro compagni. 
Negli ultimi anni in Provincia di Milano noi consiglieri di opposizione abbiamo sempre sostenuto l’importanza di organizzare per tempo il trasporto e l’assistenza educativa in collaborazione con i Comuni: ma su questi temi ci sono state controversie sulle competenze che facevano sì che, rimpallandosi la responsabilità, non si fosse mai pronti al momento giusto!
L’anno scorso i Comuni che avevano organizzato il servizio nel periodo scolastico (da settembre a giugno), si sono visti abbandonati alla fine dell’anno solare perché la Provincia sosteneva che la competenza fosse della Regione e quindi non poteva più dare le risorse necessarie per concludere l’anno. Ci rendiamo conto delle difficoltà economiche ma, specie:
1. dopo le numerose sentenze del Tar che hanno condannato le Province a pagare non solo la mancanza del servizio d’assistenza, ma anche a risarcire i danni delle famiglie e soprattutto 
2. dopo la sentenza del Consiglio di Stato che definisce la Provincia competente dell’erogazione del servizio di assistenza, 
è obbligatorio adempiere al proprio dovere in tempo utile.
Sono momenti difficili per reperire fondi, ma vanno fatte scelte politiche e uno dei temi prioritari è garantire la frequenza degli alunni con disabilità dal primo giorno di scuola. Perché proprio loro tutti gli anni devono vivere nell’incertezza? non sapere se potranno disporre del trasporto al quale hanno diritto e soprattutto non sapere se avranno l’assistente che permette loro di andare a scuola? (…)
Oggi ci chiediamo anche quale sia la proclamata efficienza e il cambio di passo della nuova Regione che ancora non ha provveduto a stanziare i fondi alle Province.

domenica 15 settembre 2013

Se comunicazione fa rima con discriminazione: incontro a Milano

Pubblicità e media veicolano contenuti molto spesso sessisti e che più o meno subdolamente (a volte in modo molto esplicito) trasmettono messaggi discriminanti e addirittura apertamente violenti. 
Come contrastare la diffusione della pubblicità discriminatoria e lesiva della dignità soprattutto delle donne? Quali criticità sono state rilevate dalle parte delle amministrazioni locali e quali prospettive future hanno individuato? Come intervengono le agenzie di pubblicità? Quali altri attori possano essere di supporto e in che modo? Questi alcuni degli spunti del dibattito
Verso una comunicazione responsabile: criticità e prospettive. Quando comunicazione fa rima con discriminazione, un  confronto tra Comuni e mondo della comunicazione.
Martedi 17 settembre 2013, dalle 14.30 alle 18.30, Sala Alessi, Palazzo Marino, Piazza della Scala 2.
Il Comune di Milano ha dunque deciso di mettere al centro dell’attenzione non solo il tema della violenza contro le donne, ma anche quello della pubblicità sessista, che ne costituisce un aspetto. La Giunta di Palazzo Marino ha approvato il 28 giugno, attraverso la delibera “Indirizzi fondamentali in materia di pubblicità discriminatoria e lesiva della dignità della donna”, alcune regole per la valutazione dei messaggi da affiggere sugli spazi in carico all’Amministrazione comunale. In questo modo la città si impegna affinché i cartelloni pubblicitari, a partire da quelli sugli spazi comunali, siano ispirati a criteri di rispetto delle Pari Opportunità tra donne e uomini e di corretta rappresentazione dell’identità di genere. 
L’incontro del 17 Settembre rappresenta l’occasione per mettere a confronto le Amministrazioni locali e diversi attori coinvolti nel mondo della comunicazione affinché definiscano e valutino insieme gli strumenti più adeguati a rendere davvero efficace, o più efficace, l’azione delle Amministrazioni comunali.

Programma
Presiede e Coordina  Ilaria D’Amico (giornalista)
Ore 14.30 • Saluti istituzionali: Ada Lucia De Cesaris (Vice Sindaco Comune di Milano), Pierfrancesco Majorino (Assessore Politiche Sociali Comune di Milano), Anita Sonego (Presidente Commissione Pari Opportunità Comune di Milano), Francesca Zajczyk (delegata del Sindaco alle Politiche di Pari Opportunità) Introduce Lorella Zanardo: “Come contrastare la diffusione della pubblicità discriminatoria? La rivoluzione parte dal web”

Primo Panel, h. 15.30 • La pubblicità sessista: criticità e prospettive
Introduce Francesca Zajczyk (delegata del Sindaco alle Politiche di Pari Opportunità)
Partecipano:
Comune di Enna – Assessora Angela Marco
Comune di Genova – Assessora Elena Fiorini
Comune di Ravenna Assessora Giovanna Piaia 
Comune di Reggio Emilia - Assessora Natalia Maramotti 
Comune di Rimini - Assessora Nadia Rossi
Comune di Trieste - Assessora Fabiana Martini
Comune di Venezia – Assessora Tiziana Agostini

Secondo Panel, h. 17,30 • Verso una comunicazione responsabile 
Presenta Marilisa D’Amico (vicepresidente commissione consiliare P.O.)
Partecipano:
Vincenzo Guggino – IAP, Istituto Autodisciplina Pubblicitaria 
Giovanna Maggioni - UPA, Utenti Pubblicità Associati
Alessia Depaulis – ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani 
Annamaria Testa – ADCI, Art Directors Club Italiano
Anna Maria Spina - UDI Nazionale, Unione Donne in Italia 
Tiziana Scalco – CGIL, Camera del Lavoro di Milano

Milano Film Festival: oggi premiazioni, proiezioni e festa pubblica

Stasera a Milano, al Teatro Strehler, ingresso libero.


giovedì 12 settembre 2013

No al cemento sull'antico bosco di Milano. Il Parco POP non è un luogo vuoto e non deve essere edificato

Domenica 14 settembre incontro pubblico! partecipate. Un giorno speriamo di poterci dilungare qui sullo speciale legame, e sul fitto intreccio simbolico, che lega ogni donna agli alberi (e in generale alla vegetazione). Ma ora andiamo subito al nocciolo: l'area dell'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, con l’adiacente antico bosco, è in grave, gravissimo pericolo.
Un’area preziosa, attualmente abitata, oltre che dalla sua vegetazione e da moltissimi uccelli e piccoli animali – come timide bisce, ricci, lepri e volpi - che vi trovano riparo, anche da molti umani. Gente che, pacificamente e amorosamente, vi coltiva orti e quell’esiguo rapporto con la natura che ci viene ovunque sempre più precluso.
Il bosco è vasto, ed è un importante polmone di ossigeno per la città e per la felicità dell’anima.  E’ un tale crimine, sacrificarlo, che gli astuti speculatori promotori dei progetti hanno tentato (ovviamente) di confondere le acque denominando i costruendi  edifici come "ad uso sociale". Con il consueto humour nero che è invalso, per cui ci si rifila sempre, oltre al danno, anche la beffa. NO GRAZIE: BASTA CEMENTO.

NO GRAZIE: care società, Pini oltre il Pioppeto NON è un luogo vuoto e NON deve essere assolutamente edificato: i vostri profitti andate a farli altrove, la società umana ha bisogno di ben altro che di nuovo cemento. Caro sindaco: capiamo che la giunta ha bisogno di soldi; ma è necessario raccoglierli in altro modo che rastrellando oneri per l'urbanizzazione, causando danni all'ambiente e derubando di aree vitali gli uomini e agli animali.
Invitiamo tutte e tutti a interessarsi della sorte del bosco urbano e a partecipare all’incontro pubblico sul progetto edificatorio che si terrà Domenica prossima, 14 settembre, h. 15 a Villa Litta (presso biblioteca Affori in Villa Litta, in Viale Affori, 21).



domenica 8 settembre 2013

Global Kiss-in a Milano

Oggi, 8 settembre, evento internazionale di protesta contro le leggi anti-gay di Putin: le proteste sono organizzate davanti ai consolati russi, ma (essendo il consolato decentrato) a Milano l'appuntamento è in Piazza San Babila, alle 17,30. #toRussiawithLove

sabato 7 settembre 2013

Siria: no alla guerra. Anche con meditazione e digiuno: nuovi strumenti di azione politica

Questo video mostra una singolare forma di azione politica che si sta diffondendo sempre più nel mondo - una forma storicamente quasi ignorata dalle piazze, benché antichissima. La prima parte rappresenta un sit-in di meditazione che ha avuto luogo proprio a Milano.


Siamo liete che all'appello lanciato da Papa Francesco per una giornata di digiuno e preghiera, per sollevare la consapevolezza del mondo e sostenere una soluzione diplomatica del conflitto siriano, abbiano aderito anche tante organizzazioni di donne, fra le quali Se Non Ora Quando Factory.
Come al riguardo della violenza di genere, per affrontare positivamente ogni tema politico è necessario prima di tutto cambiare mentalità e metodo.

A un convegno su "giustizia e pace nel tempo della crisi", riguardo a come evitare le guerre, Vandana Shiva ha dichiarato: "Bisogna cominciare dalle nostre menti. Dimenticare i paradigmi di guerra, che ci hanno insegnato fin da bambini, che mettono tutti in concorrenza gli uni con gli altri e cosa contro cosa. La cultura attuale insegna a star sempre pronti a difendersi in qualsiasi momento - e maggiormente in tempi di crisi". Ma proprio in quell'eccesso di difesa c'è la debolezza del sistema; così come nel reagire con violenza c'è un consegnarsi al nemico.
Sul tema specifico di un'azione di preghiera planetaria possiamo qui ricordare la cosa che ancora tanti sottovalutano: non solo la validità della preghiera ha senso per chi ha fede (secondo Gandhi essa è addirittura la più efficace forma di azione politica), ma che la frequenza del pensiero sia in grado di cambiare il mondo è un fatto scientifico oramai appurato. Questo sia detto non solo sullo strumento che segna questa giornata; ma soprattutto riguardo alla necessità di far cadere pregiudizi calcificati per iniziare a pensare in maniera nuova. CambiareMentalitàMetodo.


Ricordando che politica ed economia (da cui discendono guerra o pace) sono alla fine la stessa, identica cosa, perché l'una determina l'altra, ed entrambe sono determinate dalla mentalità: entrambe sono prodotte dalla cultura e generano a loro volta altra cultura, in un circuito senza fine che, oggi, nella sua parte preminente è molto malato.
Va dunque interrotto - come si dice. Ma anche questa è una anacronistica illusione: un ciclo dinamico non si può interrompere. Più che "spezzarlo", serve invertire l'orientamento della sua spirale. 

Vi lasciamo dunque anche il resto delle considerazioni di Vandana - una meditazione di politica femminile utile per tutti, ma soprattutto per chiunque sia impegnato in politica:

"L'atteggiamento di prevenzione e difesa è sintomo di una violenza latente che può emergere nei modi e nei luoghi più imprevedibili. Per esempio, nel mio paese, l’India, si è lavorato moltissimo per almeno 10 anni per sviluppare l’agricoltura con nuove tecnologie per consentire una produzione più abbondante, un miglior livello di vita per i produttori e raccolti più abbondanti per sfamare la popolazione.
Queste nuove tecnologie, e il modo in cui sono state introdotte, hanno prodotto squilibri sociali e proteste che sono sfociate in reazioni locali e, in una escalation di violenza, hanno determinato l’omicidio di Indira Gandhi. Quindi, da un processo messo in atto con buoni propositi di crescita e di pace, è nato un processo di violenza. È cominciato con l’introduzione dei pesticidi in agricoltura, con gli OGM, con le reazioni di chi non accettava di cambiare le proprie consuetudini e con le pressioni dei gruppi economici che invece volevano imporre i loro prodotti. È’ cominciato un processo che, benché volesse essenzialmente portare benessere a popolazioni avvezze da sempre alla fame e ai disagi, è sfuggito di mano ed è diventato un’arma che ha portato alla morte. Morte per l’avvelenamento dei cibi irrorati da pesticidi, morte per gli innumerevoli suicidi dei contadini che hanno visto le loro terre diventare improduttive, e che si sono ammazzati per i troppi debiti che non avebbero mai potuto pagare. Sono tutte attività che si svolgono nei campi più disparati della produzione e che non possono essere definite vere armi da guerra, ma che realmente, con tutta la loro forza di distruzione di massa, possono creare danni ben più gravi e incontrollabili di una guerra dichiarata.
L’agricoltura, che dovrebbe essere un elemento portante di benessere, ormai è soggetta non solo alle intemperie climatiche ma soprattutto alle restrizioni imposte dalle multinazionali che regolano i prezzi, dalle leggi che incentivano o disincentivano le produzioni, dalla criminalità mafiosa che indirizza la scelta delle coltivazioni e si è trasformata in un’arma di guerra tanto, che nel mondo ci sono almeno 2 miliardi di persone che soffrono la fame o che si alimentano con Junk Food.
Un conflitto locale minore spesso viene preso a pretesto per essere trasformato in un conflitto nazionale, sociale, religioso, razziale o viene strumentalizzato per contrastare l’immigrazione.
La primavera araba cominciò casualmente con il ritiro di una permesso da venditore a un ambulante tunisino e da questo piccolo incidente, ha avuto inizio una rivoluzione, che era già nell’aria, ma che aveva bisogno di un pretesto per iniziare. In Egitto tutto è cominciato per l’aumento del prezzo del riso. Il prezzo del riso e del pane hanno causato un effetto domino che ha prodotto l’aumento dei prezzi di tutti alimentari, dei trasporti, delle case, ecc….
Anche in Siria è cominciato tutto con la protesta degli agricoltori che avevano subito danni a causa dei cambiamenti climatici. I poveri contadini, l’anello più debole della catena economica e i più vulnerabili in caso di calamità di qualsiasi genere, come il clima, sono quelli che soffrono sempre di più. Quindi in un certo senso la ribellione, degenerata fino alla guerra civile, con decine di migliaia di morti è stata scatenata per “colpa del maltempo“. La globalizzazione, attuata senza nessun controllo, non ha portato nessuno dei benefici promessi ma è finita con l’essere il fattore determinante di tutte le crisi che sono più catastrofiche delle guerre dichiarate.

Tornando al mio paese, l’India, la crescita del PIL è al 9% [la conferenza è del giugno 2012, ndr], quindi, leggendo i dati, sembrerebbe un paese in espansione dove il benessere è a portata di mano, sembrerebbe che a tutti vada bene. Ma non si guarda mai o non si racconta come vive la gente comune. 
Ad esempio, negli ultimi anni ci sono stati 250.000 suicidi tra gli agricoltori che non riuscivano più a raccogliere dai loro campi il necessario per sostenere se stessi e la propria famiglia.
Ad esempio, passa quasi inosservato che un bambino su due non è alimentato quanto basta a sviluppare completamente il proprio corpo e il proprio cervello: e la denutrizione è il primo passo che crea povertà ed infermità, ferma l’educazione e rende l’uomo schiavo di chi ha di più e che, per questo, può sfruttare il prossimo.
Bisogna poi chiedersi: ma è veramente così importante il consumismo?
Tutti i cibi che mangiamo e che compriamo in un supermercato devono essere incartati, ricoperti di una pellicola trasparente o di alluminio e spesso venduti in un contenitore di cartone o polistirolo. Tutto questo richiede lavoro e impiego di risorse della terra come petrolio, bauxite, carbone e alberi. Tutto questo lavoro e questo spreco di risorse naturali è permesso, anzi previsto, dalla legge e per questo motivo si continua a violare e distruggere, senza un reale bisogno, tutte le risorse del pianeta.

E dunque naturale e spontaneo che ci siano manifestazioni di protesta che chiedono di riflettere sulla reale utilità di certe leggi che autorizzano l’uso, anzi l’abuso indiscriminato delle risorse naturali. Ma proprio queste proteste costituiscono poi il pretesto per distruggere anche la democrazia perché, come si è visto in molti paesi contro le proteste di gente che tenta di difendere i propri diritti, i governi inviano le truppe e applicano leggi speciali, antiterrorismo.
C’è stato e continua ad esserci un utilizzo improprio del termine “Green Economy”, per cui diventa verde tutto ciò che non serve affatto all’economia, quello che l’economia la distrugge. Come stanno suggerendo i media riguardo al rapporto dell’uomo con l’ecologia, e come si cercherà di imporre anche alla prossima conferenza Rio+20: dove si tenterà nuovamente di far credere che la privatizzazione di tutte le risorse ambientali (inclusi l’acqua, gli alberi e la possibilità di respirare aria pura) sia l’unica strada per proteggere veramente la natura.
È questa la vera guerra di oggi: è la guerra contro la gente e contro il pianeta. Dopo secoli di lotta i movimenti democratici erano riusciti a tenere separato il potere economico da quello politico, ma questo lungo processo è stato spazzato via e distrutto dalla globalizzazione: e così gli Stati sono diventati come delle aziende, delle corporation.
Uno Stato che voglia far quadrare i conti senza curarsi di come vivono i suoi cittadini, come una qualsiasi azienda, non tiene conto che le finalità di uno Stato non sono le stesse di una impresa commerciale.
Se non interverranno drastici cambi di rotta, imposti dalle proteste popolari o da chi rappresenta i veri interessi delle popolazioni, quando sarà terminata l’emergenza di queste crisi il modello economico sarà già abbastanza cambiato e radicato, che sembrerà naturale la trasformazione degli attuali Stati democratici in nuove forme di Stati militari che potranno agire legalmente contro le minoranze che tenteranno di opporsi alle scelte di governi-azienda. Nessuno si potrà ribellare per la ridotta libertà dei cittadini, come previsto dalle leggi approvate dal governo per fermare chiunque agisca per ostacolare il profitto delle grandi organizzazioni multinazionali.
Fra i metodi per rendere l’uomo meno dipendente da questi sistemi sempre più coercitivi (dei governi che impongono i compiti assegnati dai reali detentori del vero potere - quello economico-finanziario) c'è il riavvicinare l’uomo alla terra, stringendo nuovamente quel vincolo che in passato lo legava alle sue radici, che gli ha permesso di procurarsi direttamente gli alimenti con cui sfamarsi, di restare connesso al proprio territorio e ai suoi simili con cui ha costituito la società.
È così che io intendo si possa costruire la pace. Con la difesa dei beni comuni e delle comunità locali, orientandoci tutti verso una pace che sia dentro di noi e sia reciproca, non solo con il prossimo ma anche con la natura.
In questi tempi di crisi globale abbiamo una grande opportunità per ridisegnare un futuro differente, senza sprechi, con più rispetto e con una nuova speranza. Ma è un treno che non possiamo perdere.