mercoledì 20 febbraio 2013

Le donne, la politica, la democrazia paritaria, la destra e la sinistra

Sapete la novità? per la prima volta i partiti sono stati costretti a rispettare (almeno formalmente), i principi di democrazia paritaria nelle liste elettorali: fra pochi giorni, quando andremo a votare alle elezioni, troveremo moltissime donne in più. In entrambi gli schieramenti (e anche nei movimenti che si tengono "fuori" da essi) la cosa è ben lontana da essere ottimale: molte donne sono state pescate o ripescate in extremis esclusivamente per consentire alle liste di rispettare le regole, e i giochi sono stati condotti, spesso, per escludere le donne dal risultato finale. Ma si tratta comunque di una svolta storica, una specie di stargate verso nuove opportunità. Ne dovremo parlare ancora molto, e a lungo. 
Intanto vi proponiamo un pezzo di Camilla Gaiaschi, uscito oggi su Arcipelago Milano. Sito che ringraziamo! Abbiamo avuto infatti la bella sorpresa di trovare che vi è stato inserito un banner che rimanda al nostro blog! :-)) 

Sulle donne sinistra vince (quasi), destra perde
Le forze politiche scese in campo in vista delle elezioni regionali del 24 e 25 febbraio hanno rispettato il principio della democrazia paritaria nella composizione delle liste elettorali. Si tratta di una svolta storica: se per quanto riguarda le elezioni politiche per il rinnovo di Camera e Senato le liste di centrodestra sono infatti ancora lontane dal rispettare l’equilibrio di genere, nella corsa per il Pirellone lo storico gap tra i due schieramenti si è ridotto. Il confronto, ora, passa ai contenuti: quali sono le coalizioni “women friendly”? Quali i programmi che intendono promuovere politiche di genere? In questo caso la differenza tra i due poli si sente eccome.
Il programma elaborato dalla coalizione di centro-sinistra guidata da Umberto Ambrosoli è l’unico ad aver dedicato un capitolo di ampio respiro interamente ed esclusivamente alle donne sia nella sua versione sintetica (“ruolo delle donne nella società”), che in quella dettagliata (“democrazia paritaria”). Tra gli obiettivi ci sono l’aumento dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile, l’attuazione della legge 194, misure di conciliazione vita-lavoro ma anche di promozione della condivisione tra uomini e donne dei ruoli di cura. Il centrosinistra è inoltre l’unico ad avere inserito nel programma l’obiettivo della parità di genere negli organi di governo e l’attuazione della legge regionale contro la violenza di genere.
Una cosa è bene dirla: tanta completezza di argomenti non trova paragoni in nessuno degli altri quattro programmi elettorali. Questi ultimi, tuttavia, presentano delle differenze significative che è bene fare emergere. Dopo il centrosinistra, il programma che appare più “gender oriented” è quello del Movimento a 5 Stelle che in Lombardia candida una donna: Silvana Carcano. Il programma dedica un capitolo ai diritti civili e alle pari opportunità anche se i temi di interesse specifico per le donne si esauriscono con la tutela della 194 e con l’adozione (piuttosto vaga) di politiche gender mainstreaming. Ampio spazio – ed è questo il vero punto di originalità rispetto alle altre coalizioni – è riservato ai diritti Lgbt (lesbian-gay-bisexual-transexual), questione che nel programma di Ambrosoli si riduce invece ad un approssimativo “riconoscimento di legami omoaffettivi”.
Sia la coalizione di centro guidata da Gabriele Albertini che Fare per Fermare il declino di Carlo Maria Pinardi declinano i temi di interesse per le donne principalmente nei termini del lavoro e della conciliazione. La seconda pone enfasi sull’imprenditoria femminile e facendo propri i precetti della womenomics introduce in maniera esplicita, al pari del centro sinistra, la necessità di ridurre il differenziale tra uomini e donne nell’adempimento dei carichi familiari, alludendo quindi a quella “rivoluzione mancata” che vedrebbe gli uomini condividere assieme alle donne le attività di cura considerate tradizionalmente femminili.
Per quanto riguarda Albertini, i programmi di riferimento in realtà sono due: quello del movimento Lombardia Civica e quello dell’Udc. Il primo accenna sbrigativamente al coinvolgimento delle imprese “in politiche di conciliazione e ai voucher per “le scelte di cura, educazione, assistenza”. Il secondo riserva ben due pagine al tema “maternità e lavoro” ed è l’unico che, tra le diverse proposte, prevede l’apertura degli asili pubblici il sabato e la domenica, una scelta che difficilmente piacerà ai sindacati ma che ha il merito di tentare di dare una risposta ai nuovi orari della città. Certo, il punto di partenza del programma resta la famiglia tradizionalmente intesa come cellula della società “sana” e discriminante ogni altra tipologia di famiglia considerata, testuali parole, “surrettizia o equivoca”.
Quanto alle proposte avanzate dalla coalizione di centrodestra guidata da Roberto Maroni, ben poco spazio è dedicato ai temi di interesse delle donne: il programma dedica due brevi passaggi rispettivamente alla conciliazione vita-lavoro (compresa la necessità di aumentare gli asili nido) e alla violenza di genere (nei termini, quest’ultima, della protezione e del sostegno alle vittime, escludendo quindi un approccio preventivo ed educativo) per poi proseguire in una direzione ben precisa e alquanto discutibile in materia di auto-determinazione delle donne: quella dell’”evoluzione dei consultori familiari in centri per la famiglia” e della “valorizzazione dei Centri di aiuto alla vita”.
I programmi, insomma, non si assomigliano. I partiti di centro e centrodestra stanno sì dimostrando maggiore sensibilità verso il tema della democrazia paritaria, e questo grazie anche alla tenacia della società civile che ha più volte portato la giunta Formigoni di fronte ai giudici per il mancato rispetto dell’equilibrio di genere. Ancora molto però resta da fare per quanto riguarda le politiche di genere e, soprattutto, per i diritti delle donne: carta canta e le differenze tra i diversi schieramenti, per molti versi, non sono conciliabili.
Certo, nel centrosinistra le parole però non devono bastare e domenica sul palco di piazza Duomo, assieme a Pierluigi Bersani e agli altri leader, ci sarebbe piaciuto ascoltare qualche esponente femminile in più della coalizione.
(Camilla Gaiaschi, fonte: Arcipelago Milano 20 febbraio 2013)
Riguardo alle candidature, vi rimandiamo inoltre qui, a un altro pezzo interessante, sempre di Camilla Gaiaschi.

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