mercoledì 27 febbraio 2013

Tsunami 2013: ripartiamo da qui

Lo tsunami c'è stato, più prevedibile di quanto vadano dicendo in tanti. Bene, ripartiamo da qui. C'è molto di che riflettere.
Oltre a quelli noti sull'inedita configurazione delle forze in Parlamento, il primo dato che ci interessa è: quante donne? e quali? Perciò abbiamo fatto subito i conti: quante donne in Senato, quante alla Camera, quali percentuali, quante a seconda delle forze politiche, quante erano prima, e dunque quali sono gli incrementi. Trovate tutto a questo post.

Altri dati che ci interessano molto, sono quanti e quali gli impresentabili (per usare un termine eufemistico) siedono ancora in Parlamento. E su tutto la grande domanda: quali alleanze si creeranno, e verso quali direzioni, adesso? E soprattutto: in tutto ciò, cosa faranno le donne?
La nostra rete-blog, sull'onda dei risultati elettorali, si è arricchita di un nuovo "punto nevralgico": un altro spazio politica femminile che va oltre le "regioni", in modo di poter essere comune a tutte, nato apposta per ospitare gli interventi di tutte le donne interessate a dare contributi: non solo blogger o politiche, ma anzi (oltre a queste!) il più possibile donne che non abbiano altri luoghi pubblici per esprimersi. Scriveteci qui: politicafemminile@gmail.com e i vostri pezzi saranno pubblicati.

sabato 23 febbraio 2013

Vota donna. Tanto per cominciare.

Beninteso: le donne non sono un io indistinto. Esattamente come gli uomini: ognuna ha un'idea, una visione della società, del mondo, dei rapporti unica. Non esiste soluzione ai problemi e alla crisi che possa andar bene a tutte come a tutti. Ma tutte, da tempo siamo riuscite a far crescere nell’opinione pubblica l’idea che un mondo e le istituzioni, senza le donne, le loro idee, il loro contributo non possono rinnovarsi, cambiare, riallacciare quel dialogo e ascolto necessario. I partiti ne hanno preso atto e, soprattutto, non possono più prescindere dagli impegni per la democrazia paritaria a cui le pressioni delle donne li hanno condotti. Nelle liste di tutti, dunque, più che in passato, le candidate ci sono. E sono molte; anche se molte ancora in posizioni di facciata.
Qualche partito ne farà eleggere di più, altri meno, scegliendo la via furbesca di candidarle senza eleggerle. Le elettrici e gli elettori, col sistema del porcellum, potranno fare poco.  Ma nelle tre Regioni, Lombardia, Lazio e Molise, chiamate a rinnovare consigli e governi regionali, la preferenza, anche se unica, c’è. Sappiamo tutte che lo scontro per il governo di queste tre regioni è uno scontro maschile.
Ma nei consigli regionali saranno le elettrici e gli elettorali a decidere chi dovrà rappresentarli. Invitiamo dunque non solo le donne, ma anche gli uomini stanchi come noi di vedersi rappresentanti da un solo genere, a dare il voto di preferenza ad una donna.
A quella che per appartenenza politica, per battaglie di genere, per impegno politico e sociale sentiamo più vicina, più affidabile e capace.
Sono molte, hanno con coraggio e passione accettato una grande sfida e meritano l’appoggio di tutte e tutti!
Per questo siamo convinte che l’appello a votare donna oggi sia importante ed è tutt’altro che il solito appello in nome del politically correct.
Prima di entrare nel seggio leggiamo bene le liste delle donne che si candidano per le Regioni; alcune si presentano e si raccontano anche qui, sul blog Politica Femminile Lombardia, e qui: Politica Femminile Lazio.  Appoggiamole e votiamole. Perché - anche se non tutte le donne sono all'altezza delle nostre aspettative - solo con più donne in politica, la politica ritroverà quel doppio sguardo di cui c’è un grande bisogno. 

Diana De Marchi: donne, agricoltura e scuola

Care tutte,
oggi voglio raccontarvi di un bellissimo incontro al quale ho partecipato qualche giorno fa, organizzato da Coldiretti-Donne Impresa per parlare di donne, agricoltura e di scuola. Ci siamo incontrate nella grande Stanza delle Culture del Mondo al piano azzurro (ogni piano un diverso colore tinteggia le pareti e le porte).
Ho ascoltato le varie “pratiche oltre le teorie”. Le donne della Coldiretti hanno costruito imprese nuove, e innovative nelle concezioni e nella pratiche, lavorando con determinazione costante e con fatica, con grande attenzione a costruire aziende agricole mirate alla sostenibilità e alla condivisione delle buone prassi, sempre attente alla cura delle relazioni anche personali, permettendo di tessere l’innovazione e la tradizione. Insieme a loro hanno poi preso la parola quelle che organizzano la fattoria didattica a Basiano. Quelle che coltivano un orto collettivo e condiviso sulle sponde del Naviglio a Boffalora. C’era anche “la maestra dell’orto” della scuola, spezzina, ridente con le mani sporche di terra smossa. Ha raccontato che i bambini che stanno con le mani nell’orto hanno imparato la pazienza.
Eravamo in tante, senza essere troppe, in questa scuola anticipatrice di una tendenza che si diffonde velocemente a Milano, nelle valli della Lombardia e lungo i corsi d’acqua padani, donne coinvolte in modi diversi su questo tema che sta lievitando ogni giorno di più: la terra, l’educazione, il cambiamento del vivere, il lavoro e la fatica, le origini, il cibo e la dimensione della comunità. 
Le imprenditrici agricole sono ormai sempre più numerose e sono una testimonianza, con la loro esperienza professionale, della moderna agricoltura. Credo sia fondamentale favorire e diffondere la conoscenza del nostro patrimonio agricolo, di insegnarne il rispetto e di mostrare come proprio in questa ricchezza si coniughino ambiente e cultura. Come ha sottolineato il presidente dell’associazione dei genitori della scuola, è importante “far capire ai bambini che c’è un prodotto perché c’è un produttore, che magari è una produttrice”. 
Sia in quest’ultimo mese di campagna elettorale, sia durante la mia attività di Consigliera in Provincia, ho partecipato a tanti incontri grazie ai quali sono venuta a conoscenza di numerosissime esperienze di buone prassi, piccole forse, ma diffuse. E’ necessario creare un coordinamento, una sorta di rete che ne aumenti l’efficacia e sono convinta che la regione debba modificare la relazione con il suo territorio: salvaguardia dell’ambiente esistente e, soprattutto, deve investire in questa straordinario patrimonio naturale e umano che è l’agricoltura e la scuola

Se volete saperne di più scrivetemi qui oppure sulla mia pagina facebook o account twitter.
A presto,
Diana.

Laura Morlotti: vi spiego cos'è il "voto disgiunto"


Mai come oggi tanti amici di sinistra e di destra mi chiedono che cosa sia il voto disgiunto. E' un'opportunità ulteriore di democrazia; mi sembra giusto allora spiegarlo con un esempio: chi volesse votare come presidente della regione Ambrosoli dando però la preferenza a un’amica che NON appartiene a quel partito può farlo. E per farlo deve mettere DUE CROCI: una sul rettangolo con indicato "Ambrosoli Presidente", un'altra sul simbolo TONDO del partito cui appartiene la candidata conosciuta, SCRIVENDONE accanto il COGNOME.
Il voto disgiunto, quindi, richiede sempre l’apposizione di 2 CROCI: per esempio UNA CROCE sul rettangolo contenente il nome del Presidente Ambrosoli e UNA SECONDA CROCE sul simbolo tondo di un'altra lista: ad esempio sul simbolo della Lista Civica Albertini, scrivendo accanto il nome di un candidato,  per esempio scrivendo MORLOTTI! 
Questo qualora si volesse come Presidente della Regione Ambrosoli e come consigliere Laura MORLOTTI perché la si conosce. La procedura è identica per coloro che volessero come Presidente Pinardi o Maroni, ma un consigliere appartenente ad uno schieramento diverso: occorre sempre mettere la doppia croce, una sul rettangolo contenente il nome del presidente e una sul simbolo tondo del partito, scrivendo accanto a quest’ultimo il nome del candidato conosciuto.

Attenzione, però! se avete il minimo dubbio fatevi spiegare sul posto, dagli addetti ai seggi: basta poco per annullare una scheda!

venerdì 22 febbraio 2013

Elisabetta Bardone

Ciao, mi chiamo Elisabetta Bardone, sono candidata alle Regionali della Lombardia per il Movimento 5 stelle.
Sono nata a Pavia ma vivo in Brianza (a Monza ) da 13 anni. Mi sono laureata a Pavia in Scienza Politiche con indirizzo economico, con una tesi sulle trasmissioni televisive. Nella tesi sostenevo il diritto a godere della visione degli eventi "socialmente rilevanti" senza che i canali a pagamento potessero appropriarsi dell'esclusiva della loro visione. Il paradosso è che nel 2002 ho iniziato a guardare poco la tv e dal 2007 non posseggo più l'apparecchio. Questo perchè ritengo che la televisione sia in gran parte responsabile dello scadimento della vita democratica di questo paese, dell'analfabetismo etico della popolazione e, infine, della mancanza di una libera informazione, come dicono le classifiche mondiali sulla libertà di stampa. Sempre ai tempi dell'Università ho cominciato ad interessarmi di politica, mi battevo a quei tempi in due direzioni: chiedevo spazi aggregativi per i giovani e pari opportunità per le donne. E, per concludere questo amarcord, scrissi una tesina sull'ingresso dell'Italia nell'euro dove intervistai imprenditori e operatori del sistema bancario e industriale italiano (ricordo l'incontro in Fiat); all'epoca sposavo la tesi prevalente, ovvero che l'unità monetaria sarebbe stata foriera di una maggiore unità economica fino ad annullare le distanze di ricchezza fra i paese, portando pace e benessere per tutti. Nel tempo ci si è resi conto che l'euro non ha svolto il lavoro che ci si era attesi; soprattutto all'epoca non si sottolineò abbastanza il ruolo delle banche nella creazione di moneta e dunque la pesante ipoteca che adesso grava sui paesi "connessi" all'euro. Oggi mi sono candidata col M5stelle perchè la situazione italiana ha bisogno di un cambio di rotta in tutti i campi, economico, sociale e politico; se non vogliamo che si arrivi a tempi simili a quelli della Russia dei servi della gleba o dell'aristocrazia francese dell'ancient regime dobbiamo dare un'alternativa democratica. E qui entrano in scena le donne. Perchè da loro può arrivare il cambiamento, per capacità e determinazione. Donne e politica è stato per anni un ossimoro ma oggi molti gruppi hanno dato spazio alle donne (il M5stelle più di tutti e i dati sono li a dimostrarlo, noi abbiamo il più alto numero di donne in posizioni eleggibili); è risaputo che per poter contare sempre di più le donne devono imparare a fare cordata, a fidarsi le une delle altre. Per le politiche femminili il M5stelle ha nel suo programma un elemento chiave che può rappresentare una svolta: utilizzare come metroi di giudizio di qualunque decisione politica l'impatto che questa avrà sulle donne. Ecco che i tagli ai servizi dei comuni , asili nido, post scuola, pre scuola, mense ...vanno valutati negativamente perchè incidono sulle possibilità delle donne di poter lavorare. Chiunque abbia la responsabilità della cosa pubblica deve fare i conti con questo cambio di prospettiva.

mercoledì 20 febbraio 2013

Le donne del Centrodestra chiedono pubblicamente impegni precisi alla propria coalizione

Se, come dice oggi Camilla Gaiaschi, pur tra i ritardi, la sinistra capitalizza qualche punto a proprio favore nella difficile strada verso la democrazia paritaria, le donne del Centrodestra non stanno a guardare. 

Vi segnaliamo il seguente "appello", che ha più il sapore di una assertiva richiesta, in piena coscienza che non si sta "chiedendo" alcun di più, ma che è il momento di esigere impegni pienamente dovuti verso le donne:

Associazione Articolo 51 chiede un impegno pubblico alla coalizione di Centrodestra
Associazione Articolo 51, laboratorio di Democrazia Paritaria, chiede un impegno pubblico al Candidato Governatore Roberto Maroni, ai Capi-coalizione di PDL e Lega Nord, a tutti i capilista delle diverse circoscrizioni di Camera, Senato e Regione dei partiti di coalizione, perché si impegnino PUBBLICAMENTE per una Giunta paritaria con pari rappresentanza di Assessori uomini e Assessore donna in Regione Lombardia, e per una composizione numericamente paritaria di Ministri, Sottosegretari, Presidenti e Vice Presidenti di Camera e Senato, Presidenti e Vice Presidenti di Commissione di Camera e Senato, delle Commissioni Bicamerali.

Profondamente deluse dalla composizione delle liste per le elezioni politiche nazionali e le elezioni regionali, per la scarsa presenza di donne con una vera possibilità di elezione al Parlamento e al Consiglio Regionale, avendo constatato che, ancora una volta, il Centrodestra crede nella democrazia paritaria di facciate e non applicativa, soprattutto in Regione Lombardia dove, delle 40 candidate alla Camera, solo 5 approderanno alla medesima, mentre nessuna è in posizione di eleggibilità per il Senato, parimenti alle candidate al Consiglio Regionale della Lombardia dove, per rispettare l'obbligatorietà di genere, sono state inserite donne tutte con scarsa possibilità di essere elette e di cui 2 soltanto, forse, approderanno nel porto di Palazzo Pirelli, le donne di Articolo 51, autrici di ben 2 sentenze epocali per l'equilibrio di genere [proprio ass. Art. 51, ricordiamo, per prima ha fatto ricorso, a suo tempo, contro la Regione Lombardia per disequità di genere, ndr], chiedono:

• al Candidato Maroni di sottoscrivere e dichiarare pubblicamente il suo impegno a formare, in caso di vittoria, una Giunta Paritaria, con eguale numero di uomini e donne;
• ai Capo Coalizione perCamera e Senato, e ai Capo Lista dei Partiti di Coalizione, di sottoscrivere ilmedesimo impegno pubblico;
• ai Candidati uomini eletti e alle elette di impegnarsi perché nei primi 100 giorni e di Governo Nazionale e di Governo Regionale si approvi la doppia preferenza di genere da affiancare alla obbligatorietà dell'alternanza in ogni possibile legge elettorale;
• che il Candidato Governatore si impegni in una equa suddivisione degli assessorati perché la presenza delle donne possa incidere su un nuovo corso della Regione;
• che il candidato Premier si impegni alla equa suddivisione degli incarichi istituzionali nel rispetto dell'equilibrio di genere;
• che il Candidato Governatore si impegni alla nomina in alternanza uomo/donna nella presidenza e vicepresidenza delle Commissioni e direzioni generali tanto da essereparitarie le presidenze di commissione, lo stesso dicasi per quellegovernative;
• che si impegni sia il Candidato Governatore che Premier a rispettare pedissequamente la composizione dei CdA degli Enti Pubblici ed a vigilare su quelli delle Società Quotate;
• che i vertici di Partito locali e nazionali sottoscrivano detto impegno.

Le donne di Articolo 51 chiedono, inoltre, alle candidate tutte e ai candidati tutti di sostenere questo appello e di farsene partecipi, perché la strada della DEMOCRAZIA PARITARIA è ancora molto lunga, ma è necessario percorrerla insieme aiutandosi e condividendola. SOLO COSI' POTREMO VERAMENTE REALIZZARLA .

• Chiediamo, inoltre, che vengano istituiti, a livello regionale, l'Assessorato alle Politiche di Genere, e il Ministero delle Politiche di Genere, dotandoli di tutti gli strumenti finanziari, economici, istituzionali, atti a poter agire per il raggiungimento di una vera Democrazia Paritaria.
La Presidente di Articolo 51, Angela Ronchini

Le donne, la politica, la democrazia paritaria, la destra e la sinistra

Sapete la novità? per la prima volta i partiti sono stati costretti a rispettare (almeno formalmente), i principi di democrazia paritaria nelle liste elettorali: fra pochi giorni, quando andremo a votare alle elezioni, troveremo moltissime donne in più. In entrambi gli schieramenti (e anche nei movimenti che si tengono "fuori" da essi) la cosa è ben lontana da essere ottimale: molte donne sono state pescate o ripescate in extremis esclusivamente per consentire alle liste di rispettare le regole, e i giochi sono stati condotti, spesso, per escludere le donne dal risultato finale. Ma si tratta comunque di una svolta storica, una specie di stargate verso nuove opportunità. Ne dovremo parlare ancora molto, e a lungo. 
Intanto vi proponiamo un pezzo di Camilla Gaiaschi, uscito oggi su Arcipelago Milano. Sito che ringraziamo! Abbiamo avuto infatti la bella sorpresa di trovare che vi è stato inserito un banner che rimanda al nostro blog! :-)) 

Sulle donne sinistra vince (quasi), destra perde
Le forze politiche scese in campo in vista delle elezioni regionali del 24 e 25 febbraio hanno rispettato il principio della democrazia paritaria nella composizione delle liste elettorali. Si tratta di una svolta storica: se per quanto riguarda le elezioni politiche per il rinnovo di Camera e Senato le liste di centrodestra sono infatti ancora lontane dal rispettare l’equilibrio di genere, nella corsa per il Pirellone lo storico gap tra i due schieramenti si è ridotto. Il confronto, ora, passa ai contenuti: quali sono le coalizioni “women friendly”? Quali i programmi che intendono promuovere politiche di genere? In questo caso la differenza tra i due poli si sente eccome.
Il programma elaborato dalla coalizione di centro-sinistra guidata da Umberto Ambrosoli è l’unico ad aver dedicato un capitolo di ampio respiro interamente ed esclusivamente alle donne sia nella sua versione sintetica (“ruolo delle donne nella società”), che in quella dettagliata (“democrazia paritaria”). Tra gli obiettivi ci sono l’aumento dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile, l’attuazione della legge 194, misure di conciliazione vita-lavoro ma anche di promozione della condivisione tra uomini e donne dei ruoli di cura. Il centrosinistra è inoltre l’unico ad avere inserito nel programma l’obiettivo della parità di genere negli organi di governo e l’attuazione della legge regionale contro la violenza di genere.
Una cosa è bene dirla: tanta completezza di argomenti non trova paragoni in nessuno degli altri quattro programmi elettorali. Questi ultimi, tuttavia, presentano delle differenze significative che è bene fare emergere. Dopo il centrosinistra, il programma che appare più “gender oriented” è quello del Movimento a 5 Stelle che in Lombardia candida una donna: Silvana Carcano. Il programma dedica un capitolo ai diritti civili e alle pari opportunità anche se i temi di interesse specifico per le donne si esauriscono con la tutela della 194 e con l’adozione (piuttosto vaga) di politiche gender mainstreaming. Ampio spazio – ed è questo il vero punto di originalità rispetto alle altre coalizioni – è riservato ai diritti Lgbt (lesbian-gay-bisexual-transexual), questione che nel programma di Ambrosoli si riduce invece ad un approssimativo “riconoscimento di legami omoaffettivi”.
Sia la coalizione di centro guidata da Gabriele Albertini che Fare per Fermare il declino di Carlo Maria Pinardi declinano i temi di interesse per le donne principalmente nei termini del lavoro e della conciliazione. La seconda pone enfasi sull’imprenditoria femminile e facendo propri i precetti della womenomics introduce in maniera esplicita, al pari del centro sinistra, la necessità di ridurre il differenziale tra uomini e donne nell’adempimento dei carichi familiari, alludendo quindi a quella “rivoluzione mancata” che vedrebbe gli uomini condividere assieme alle donne le attività di cura considerate tradizionalmente femminili.
Per quanto riguarda Albertini, i programmi di riferimento in realtà sono due: quello del movimento Lombardia Civica e quello dell’Udc. Il primo accenna sbrigativamente al coinvolgimento delle imprese “in politiche di conciliazione e ai voucher per “le scelte di cura, educazione, assistenza”. Il secondo riserva ben due pagine al tema “maternità e lavoro” ed è l’unico che, tra le diverse proposte, prevede l’apertura degli asili pubblici il sabato e la domenica, una scelta che difficilmente piacerà ai sindacati ma che ha il merito di tentare di dare una risposta ai nuovi orari della città. Certo, il punto di partenza del programma resta la famiglia tradizionalmente intesa come cellula della società “sana” e discriminante ogni altra tipologia di famiglia considerata, testuali parole, “surrettizia o equivoca”.
Quanto alle proposte avanzate dalla coalizione di centrodestra guidata da Roberto Maroni, ben poco spazio è dedicato ai temi di interesse delle donne: il programma dedica due brevi passaggi rispettivamente alla conciliazione vita-lavoro (compresa la necessità di aumentare gli asili nido) e alla violenza di genere (nei termini, quest’ultima, della protezione e del sostegno alle vittime, escludendo quindi un approccio preventivo ed educativo) per poi proseguire in una direzione ben precisa e alquanto discutibile in materia di auto-determinazione delle donne: quella dell’”evoluzione dei consultori familiari in centri per la famiglia” e della “valorizzazione dei Centri di aiuto alla vita”.
I programmi, insomma, non si assomigliano. I partiti di centro e centrodestra stanno sì dimostrando maggiore sensibilità verso il tema della democrazia paritaria, e questo grazie anche alla tenacia della società civile che ha più volte portato la giunta Formigoni di fronte ai giudici per il mancato rispetto dell’equilibrio di genere. Ancora molto però resta da fare per quanto riguarda le politiche di genere e, soprattutto, per i diritti delle donne: carta canta e le differenze tra i diversi schieramenti, per molti versi, non sono conciliabili.
Certo, nel centrosinistra le parole però non devono bastare e domenica sul palco di piazza Duomo, assieme a Pierluigi Bersani e agli altri leader, ci sarebbe piaciuto ascoltare qualche esponente femminile in più della coalizione.
(Camilla Gaiaschi, fonte: Arcipelago Milano 20 febbraio 2013)
Riguardo alle candidature, vi rimandiamo inoltre qui, a un altro pezzo interessante, sempre di Camilla Gaiaschi.

martedì 19 febbraio 2013

Luisa Rizzitelli: partire dalle donne per un vero rinnovamento nelle politiche per lo sport

Lo sport italiano può e deve rinnovarsi: è questo l’auspicio con cui accolgo la notizia dell’elezione di Giovanni Malagò a nuovo presidente del Coni. Lui ha promesso di portare rinnovamento all’interno del sistema sportivo italiano. In un paese che vanta il primato europeo (per nulla onorevole) dell’obesità infantile (il sovrappeso infantile in Lombardia è al 30%!) appare sempre più urgente porre attenzione allo sport di base e all’associazionismo sportivo creando reali strumenti che ne sostengano l'utilità sociale. È indispensabile anche parlare seriamente della missione del CONI e del lavoro che dovrà svolgere con il futuro Ministro dello Sport per l'inserimento strutturale dell' educazione motoria nella scuola primaria e dell'infanzia.
Spero che la presidenza Malagò sappia interagire efficacemente con le Regioni, Lombardia in primis, affinché insieme alle strutture regionali del CONI si possano mettere in atto politiche moderne ed europee. Per me questo significa sostenere alcune priorità (che ho descritto nei miei 10 punti per lo Sport): punto primo, valorizzare le infrastrutture sportive dei territori, per avvicinare lo sport alle persone e non promuovere solo lo sport di eccellenza. Secondo, portare in Regioni e Comuni un’idea di sport "a km 0", che sposi le politiche ambientali e la tutela del territorio. Terzo, non siamo in un periodo in cui possiamo permetterci di dissipare denaro: vanno pertanto stabiliti nuovi protocolli di lavoro e partnership, snelli e trasparenti, per dare allo sport pieno diritto di cittadinanza
E poi c’è una questione fondamentale, che per me non è un punto come gli altri ma li comprende tutti modificando l’intera visione delle politiche per lo sport: il rinnovamento dello sport italiano non può che cominciare dalla piena inclusione e valorizzazione delle donne, fino ad oggi gravemente escluse dalle posizioni di management e dirigenza, oltre che penalizzate nella pratica dilettantistica e agonistica. Nella storia della Repubblica italiana non abbiamo mai avuto una presidente del CONI donna. Su 45 presiedenti di Federazioni Sportive, solo una è donna, e nella stragrande maggioranza dei casi, nonostante sia prevista un'equa rappresentanza di genere nei consigli federali (i CDA delle Federazioni) i rappresentanti atleti sono solo maschi. Infine, in Italia, vige ancora un’assurda discriminazione a danno delle atlete che sono considerate tutte dilettanti, anche quando sono professioniste a tutti gli effetti. Il che impedisce loro di accedere alle tutele previste dalla legge 91 del 1981 che regola lo sport professionistico e che contempla solo sei discipline, tutte maschili.
A Malagò dico allora che se intende davvero rinnovare lo sport italiano, non potrà non contare sulle donne. Noi che lottiamo per la democrazia paritaria, a tutti i livelli decisionali, ce ne aspettiamo molte, competenti e serie, ai vertici del nuovo sistema sportivo italiano. Poi – l'assist è troppo buono per non dirlo – servono più donne anche nelle istituzioni che governano lo sport. A Milano ce n'è una, preparata e appassionata, che si chiama Chiara Bisconti e che sta costruendo l'idea di sport in cui credo anch'io profondamente: uno stile di vita, uno strumento di salute e coesione sociale. Anche questa è una  rivoluzione che possono e devono fare le donne.

lunedì 18 febbraio 2013

Cecilia Cavaterra

Sono Cecilia Cavaterra, e mi candido alla regione nella lista Patto Civico per Ambrosoli, nella circoscrizione di Varese. Sono ricercatrice universitaria di Analisi Matematica all’Università degli Studi di Milano, con esperienze di ricerca in ambito internazionale. 
Come Assessore ai giovani, formazione, culture, sport e pari opportunità del Comune di Saronno ho promosso il progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo BIBLIO.net - Attivazione di Connessioni Creative, il primo Salone dell’Imprenditoria Giovanile, e la creazione del Centro distrettuale Rete Rosa per la lotta alla violenza contro le donne. Il mio impegno politico è congiunto alla nascita di una lista civica locale che ha contribuito alla vittoria del centro sinistra in una delle città più importanti della Provincia di Varese.

Cosa voglio fare per la Lombardia: 
Vorrei semplificare il dialogo tra istituzioni e cittadini, migliorare la condizione delle donne lavoratrici, sostenere le donne che subiscono discriminazioni, incentivare lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica, favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, valorizzare la creatività giovanile.





Laura Morlotti: proposte per i giovani


Prestiti d'onore
Per favorire le start up di imprenditori under trenta e gli studenti universitari meritevoli è necessario istituire un prestito d’onore, ossia, un prestito di denaro a tasso zero che viene concesso grazie a degli accordi che la Regione Lombardia può stipulare con  gli istituti bancari presenti sul territorio.

Stages per favorire l'ingresso nel mondo del lavoro
Per agevolare l’inserimento nel modo del lavoro di diplomati e laureati la Regione deve favorire gli stages attraverso apposite convenzioni con le imprese presenti sul territorio, potenziando e sostenendo ciò che già viene fatto dalle singole università e scuole in piena autonomia

sabato 16 febbraio 2013

Laura Morlotti: il lavoro di assistenza familiare degli anziani e dei figli grava sulle donne

La crescita esponenziale della popolazione anziana, unita alla riduzione della spesa sociale, fa si che il sistema del welfare assistenziale italiano sia sorretto dal lavoro di milioni di donne (mogli, figlie, nuore, ecc.) che si fanno carico di assistere e curare i parenti anziani ed i figli. Una responsabilità che spesso comporta l'uscita della donna dal mercato del lavoro, determinando forti situazioni di stress, depressione ed isolamento sociale. 
Se si considera poi la precarietà economica in un cui versano le famiglie con un solo reddito, il quadro diventa ancora più drammatico. E’ per questo che è necessario operare delle scelte politiche mirate a conciliare le esigenze lavorative con quelle della famiglia, per esempio,  attraverso l’istituzione di piccoli gruppi educativi o di nidi famiglia gestititi da educatori esperti, oppure con dei voucher per far fronte alle spese del doposcuola, od ancora attraverso la costituzione di un albo di pediatri disponibili 24 h e di uno sportello informa famiglie digitalizzato (per fornire informazione sui contributi ed i servizi  a favore delle famiglie senza dover prendere un giorno di ferie). Le soluzioni si possono trovare, bisogna soltanto avere quella voglia e determinazione che soltanto le donne, che vivono sulla propria pelle le difficoltà di conciliare famiglia e lavoro, sono in grado di avere!!!

Laura Morlotti: la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale come volano per il turismo

La conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale è un dovere imprescindibile per chi si occupa di politica. L’Italia è il Paese con la più vasta densità artistica e culturale, e la Lombardia è la prima regione italiana per numero di siti riconosciuti dall'UNESCO (9 su 45) a testimonianza della ricchezza del patrimonio culturale della nostra regione. Un patrimonio da valorizzare mettendo a sistema le competenze delle università, dei musei, delle biblioteche, delle associazioni culturali al fine di realizzare specifici progetti di conservazione, restauro e promozione. Un patrimonio che non deve essere visto come un costo da sostenere, bensì come un volano per il turismo internazionale, ma anche interregionale e locale (basti pensare che molti milanesi non hanno mai visitato il Sacro Monte di Varese, riconosciuto dell’Unesco come patrimonio dell’Umanità, nonostante disti solo 50 km da Milano). Un patrimonio da promuovere attraverso la costituzione di un portale del turismo, la partecipazione a fiere, app,  presentazioni all’estero, ecc…

venerdì 15 febbraio 2013

Laura Morlotti: c'è chi dice sì e c'è chi dice no

Sono Laura Morlotti. Torno su questo blog per esprimermi riguardo ai condoni edilizi che strizzano l’occhio all’abusivismo e all’illegalità: a questo io dico no! Dico no alla prevaricazione di pochi a scapito di molti!
Dico invece sì al rispetto delle regole e ad un codice etico di rigore per chi fa politica! 

mercoledì 13 febbraio 2013

Laura Morlotti: la speranza in un futuro migliore

Voglio regalare ai nostri figli un futuro migliore, voglio che possano crescere in modo sereno, senza  pregiudizi, voglio lottare contro ogni forma di discriminazione, di abuso e di violenza.

Se la politica è per tutti.. sostenga le donne! #onebillionrising: 14 febbraio, ovunque!

Ai candidati che domani si presentano ad appuntamenti elettorali diciamo: vi stiamo guardando, aspettiamo risposte.
E alle candidate che passano di qua, a quelle che daranno contributi al blog, chiediamo: per favore, diteci se aderite alle 5 precise proposte che trovate, alla sinistra del blog, rappresentate sotto forma di banner; oppure cosa ne pensate.
E che qui vi riepiloghiamo:
1. impegno contro la corruzione
2. coordinamento azione comune per la democrazia paritaria
3. cinque punti di programma contro la violenza e convenzione "no more"
4. impegno per politiche energetiche sostenibili
5. impegno per i diritti

Luisa Rizzitelli su: la strada dei diritti, dalla Lombardia all'Italia intera

Ieri c’è stato un momento in cui valeva la pena di essere davanti alla Tv e vedere Sanremo. Io non ero davanti alla Tv, perché partecipavo a una riunione di Arcilesbica a Milano. Ma Stefano e Federico, che ho visto oggi in video, erano bellissimi.
Forse non ci si rende conto fino in fondo della portata eccezionale che ha in questo paese portare nella serata di apertura del Festival, su Rai1, la storia di un normale amore omosessuale, che vuole concludersi con un’unione, un matrimonio. Stefano e Federico andranno a New York a sposarsi “perché le leggi di questo paese non ce lo lasciano fare”.
Sono due uomini, in questo caso, ma avrebbero potuto essere due donne. Forse, in verità, non è un caso che siano uomini. Perché se le persone omosessuali in Italia sono costrette all’invisibilità, non ricevono né riconoscimento né rispetto per le loro scelte affettive e sessuali, le donne omosessuali sono costrette a una particolare marginalità. Una doppia assenza potremmo chiamarla: assenti come omosessuali nel discorso pubblico sulla sessualità, che è il più eterosessista d’Europa, e assenti come lesbiche nelle rappresentazioni dell’omosessualità.
Le unioni omoaffettive e i matrimoni tra persone dello stesso sesso, che darebbero pieno diritto di cittadinanza alla scelta omosessuale, sono una materia che la politica deve trattare a livello nazionale. Ma c’è molto che una Regione come la Lombardia può fare. Dall’istituzione di un registro regionale per le unioni alla promozione di eventi e campagne di sensibilizzazione e di contrasto all’omofobia, in stretta collaborazione con il volontariato e il terzo settore. Di questo parlano i miei 10 punti.
Io vorrei fare della Lombardia la Regione modello, la San Francisco d’Italia! Spero di avere dietro di me tante donne, omosessuali, eterosessuali, bisessuali, convinte che il rispetto e la valorizzazione delle differenze di genere e di orientamento sessuale sia il primo passo per la costruzione di una società più giusta, più moderna, più dinamica, più solidale. E sono convinta che in questa lotta saranno con noi anche molti uomini.
Perché quando è l'amore il punto da cui si parte, non può essere che il riconoscimento reciproco quello cui si può e si deve arrivare.


Io, Luisa Rizzitelli, propongo di:
1. Predisporre un registro regionale delle unioni civili, per garantire alle coppie di persone dello stesso sesso il godimento di pieni diritti di cittadinanza e l’accesso in condizioni di parità a finanziamenti e agevolazioni regionali, e contribuire alla lotta contro l’omofobia e la transfobia;
2. Rimuovere gli ostacoli fisici, sociali e culturali all’accessibilità degli spazi pubblici per i cittadini con disabilità e per le persone anziane;
3. Promuovere l’integrazione dei diversamente abili attraverso la piena partecipazione alla vita civile, inclusa quella culturale (in particolare attraverso il sistema bibliotecario e i poli culturali regionali) e sportiva (valorizzando l’associazionismo di settore);
4. Garantire agli stranieri regolarmente residenti pari accesso alle risorse economiche, sociali, sanitarie, abitative del territorio regionale;
5. Rimuovere gli ostacoli alla piena integrazione dei residenti stranieri, a partire da quelli burocratici, favorendo l’accessibilità delle informazioni, la mediazione linguistico-culturale e l’orientamento ai servizi, con particolare attenzione a donne e minori;
6. Valorizzare la collaborazione e l’integrazione tra attori pubblici e del privato sociale per l’attivazione di strumenti di difesa e promozione dei diritti civili (pari a quelli dei cittadini italiani) e sociali (come salute, casa, educazione) dei residenti stranieri;
7. Promuovere strumenti e strutture d’accoglienza che consentano il pieno riconoscimento sul territorio lombardo del diritto d’asilo per le persone in fuga da guerre e persecuzioni;
8. Garantire agli studenti disabili pieno accesso al sistema educativo, garantendo la presenza di adeguate infrastrutture nonché servizi di sostegno all’apprendimento e ai progetti di attività motoria;
9. Sostenere, attraverso una virtuosa collaborazione tra enti pubblici e associazionismo, progetti e iniziative per la promozione di una cultura del rispetto della diversità di genere e di orientamento sessuale;
10. Dare sostegno psicologico, sociale, sanitario, attraverso servizi dedicati e integrati, alle persone transessuali, specialmente lungo il difficile iter di rassegnazione del sesso.
 

martedì 12 febbraio 2013

Laura Morlotti: è vietato calpestare la dignità umana

Torno sul blog (qui il mio primo post di presentazione) per approfondire il tema della Dignità Umana, con particolare relazione ai diritti della donna e dei bambini.

Per contrastare il fenomeno della violenza ritengo imprescindibile:
  • sostenere economicamente i centri antiviolenza
  • promuovere campagne di sensibilizzazione contro ogni forma di violenza, dal bullismo, ai maltrattamenti, allo sfruttamento della prostituzione, alle mutilazioni genitali, in modo da favorirne la denuncia
  • coinvolgere le istituzioni scolastiche per diffondere una cultura non violenta, rispettosa della dignità della persona, in modo da contrastare ogni forma di sopruso
  • assegnare al centro antiviolenza degli alloggi con indirizzo segreto (case rifugio) per ospitare donne e bambini vittime di violenza e che, per la loro incolumità, devono allontanarsi dalla propria abitazione
  • istituire la figura del Garante per l’infanzia dando così piena attuazione all’art. 31 della Costituzione (in base al quale la Repubblica protegge l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo) e all’art. 19 della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo (in base al quale gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il bambino e la bambina, il ragazzo e la ragazza contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale). Sarà compito del Garante adottare tutte le iniziative opportune per assicurare la piena promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e vigilare sulla applicazione della Convenzione Onu denunciando alle Autorità competenti le violazioni dei diritti dei minorenni. Tutti i bambini sono uguali e devono essere tutelati contro ogni forma di discriminazione e di violenza ed io intendo battermi per garantire l’attuazione di questo fondamentale principio!!!
Per quanto riguarda il delicato tema della gravidanza e dell’aborto è doverosa una premessa: l’art 31 della Costituzione tutela la maternità, così come lo stesso art. 1 della legge 194 sancisce la tutela della vita fin dal suo inizio. Detto questo ritengo che qualora la decisione di interrompere la gravidanza sia dovuta a questioni di carattere economico sociale o familiare sia compito delle istituzioni garantire un sostegno morale, assistenziale ed economico alla gestante per consentirle, qualora lo voglia, di portare a termine la gravidanza. Qualora invece, entro i primi 90 giorni, la prosecuzione della gravidanza sia tale da comportare un serio pericolo per la salute psicofisica della donna  (in relazione alle anomalie o malformazioni del concepito o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento) oppure, dopo i primi 90 giorni, la prosecuzione sia tale da mettere in  serio pericolo la vita stessa della donna, o la sua salute psicofisica a causa delle malformazioni del nascituro,  allora si deve considerare prevalente il diritto della gestante di interrompere la gravidanza. Tra il diritto alla vita della donna e alla sua salute psicofisica, e il diritto alla vita del nascituro, quest’ultimo deve soccombere. A meno che la decisione di abortire sia dettata da motivazioni di carattere economico sociale perché in tal caso bisogna attivare ogni forma di sostegno economico assistenziale per consentire alla gestante di adottare una scelta pienamente consapevole circa la prosecuzione o interruzione della gravidanza.

Daniela Mainini

Sono Daniela Mainini, candidata alla Regione Lombardia nella lista Patto Civico con Ambrosoli Presidente.

Sono sposata e mamma di Claudia di diciassette anni. Sono avvocato e mi sono da sempre dedicata al diritto penale industriale con particolare attenzione alla lotta alla contraffazione e alla tutela del Made in Italy, proteggendo creatività e innovazione delle nostre imprese. Sono Presidente del Centro Studi Grande Milano, un'associazione nata dieci anni fa per sollecitare la realizzazione della città metropolitana e divenuta un punto di riferimento della vita culturale, imprenditoriale e istituzionale milanese e lombarda grazie ai valori che vive e diffonde.
Sono Presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione, l’organismo che dà indirizzo impulso e coordinamento nella lotta alla contraffazione del Sistema Italia.
Lavoro a fianco di molti e validissimi imprenditori italiani, creativi e geniali, intenti a esportare il valore del Made in Italy. Dalla mia esperienza è nato il mio ultimo libro: Fatto in Italia? No made in Italy.

lunedì 11 febbraio 2013

Beatrice Uguccioni

Sono Beatrice Uguccioni, candidata alla Regione Lombardia per il PD, con Ambrosoli Presidente. Nata a Milano 42 anni fa, sposata con Maurizio da 15 anni e mamma di tre figli.  Maturità classica, laurea in filosofia, indirizzo Comunicazioni Sociali e Relazioni Sociali all’Università Cattolica. 
Nel 1987 frequento i corsi di formazione sociopolitica della Diocesi di Milano; dal 1996 al 2000 lavoro in Università cattolica; negli stessi anni collaboro con la Fondazione Italiana per il Volontariato e con Caritas Ambrosiana. Dal 1996 al 2006, come funzionario per il Gruppo Regionale Consiliare dei Popolari poi Margherita, mi occupo di sanità, mercato del lavoro, formazione professionale e comunicazione; dal 1999 sono giornalista pubblicista. Componente dell’Assemblea Nazionale e della Direzione Provinciale del Partito Democratico. Dal 2001 in Consiglio di Zona 9 a Milano, Presidente dal 2006 e ad oggi ancora in carica.

Nella vita di ognuno di noi ci sono momenti nei quali la comodità di una posizione acquisita non deve fare velo al coraggio di un impegno, anche se più rischioso. Dall'ormai lontano 2001, anno in cui - nel prosieguo dell'impegno nel volontariato sociale e politico - mi candidai per il CDZ, ho ricevuto tante soddisfazioni, senza dubbio politiche ma anche personali, con il corale sostegno e incoraggiamento dei cittadini presenti nell'ampio territorio. Alla vigilia della prematura consultazione regionale, dopo la miserevole caduta della giunta PDL-Lega, che, di fatto, ha giocoforza cambiato le strategie di medio periodo delle forze politiche, la domanda, pur sollecitata da diverse direzioni, sia dal territorio che anche dal Partito, era se mettersi in gioco o meno, consapevole dei pro ma anche dei relativi rischi; .... probabilmente sarebbe stato più comodo riposare...
Il forte senso democratico confermato con le primarie nazionali prima e quelle regionali dopo, con l'indicazione di Umberto Ambrosoli quale candidato presidente, hanno acceso la speranza e aperto il cuore a tanti italiani per una nazione migliore, che possa davvero diventare Bene Comune.
Spinta da questo entusiasmo (e dalla ormai nota passione che, fortunatamente, non fa mancare il suo sostegno), dopo 12 anni di attività polito-amministrativa locale, di cui 7 dedicati a tempo pieno alla carica di Presidente del CdZ 9, ho dato la disponibilità a mettermi in discussione, giocando per questo nuovo ruolo, ben consapevole del massimo bisogno di consenso, al fine di contribuire, in discontinuità, alla vittoria del PD e quindi della Coalizione di centrosinistra. Ecco il perché di una scelta e di una nuova sfida, che spero possa avere successo con l'aiuto ed il consenso di tanti di Voi, cari concittadini. 
Mi auguro di potervi incontrare in questi giorni di campagna elettorale, per ricevere suggerimenti per un'amministrazione regionale - sempre attenta e presente sul territorio - all'insegna della legalità e della partecipazione popolare. Grazie di cuore per fare squadra, con l'obiettivo della vittoria comune, in questo delicatissimo momento per la nostra Lombardia, motore trainante dell'Italia.

In merito alle politiche femminili, tema che reputo fondante (porta con sè i valori dell'etica, della famiglia, dell'impegno....) credo sia importante riportare queste poche righe, da una stupenda lettera indirizzata alle donne da Giovanni Paolo II, scritta nel lontano 1995:
...Normalmente il progresso è valutato secondo categorie scientifiche e tecniche, ed anche da questo punto di vista non manca il contributo della donna. Tuttavia, non è questa l'unica dimensione del progresso, anzi non ne è neppure la principale. Più importante appare la dimensione socio-etica, che investe le relazioni umane e i valori dello spirito: in tale dimensione, spesso sviluppata senza clamore, a partire dai rapporti quotidiani tra le persone, specie dentro la famiglia, è proprio al « genio della donna » che la società è in larga parte debitrice. Vorrei a tal proposito manifestare una particolare gratitudine alle donne impegnate nei più diversi settori dell'attività educativa, ben oltre la famiglia: asili, scuole, università, istituti di assistenza, parrocchie, associazioni e movimenti. Dovunque c'è l'esigenza di un lavoro formativo, si può constatare l'immensa disponibilità delle donne a spendersi nei rapporti umani, specialmente a vantaggio dei più deboli e indifesi. In tale opera esse realizzano una forma di maternità affettiva, culturale e spirituale, dal valore veramente inestimabile, per l'incidenza che ha sullo sviluppo della persona e il futuro della società.....
...Si ponga davvero nel dovuto rilievo il «genio della donna», non tenendo conto soltanto delle donne grandi e famose vissute nel passato o nostre contemporanee, ma anche di quelle semplici, che esprimono il loro talento femminile a servizio degli altri nella normalità del quotidiano. È infatti specialmente nel suo donarsi agli altri nella vita di ogni giorno che la donna coglie la vocazione profonda della propria vita, lei che forse ancor più dell'uomo vede l'uomo, perché lo vede con il cuore. Lo vede indipendentemente dai vari sistemi ideologici o politici. Lo vede nella sua grandezza e nei suoi limiti, e cerca di venirgli incontro e di essergli di aiuto.